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LAGGIÙ NEL BAYOU

Scollinando nell’ultima settimana di viaggio, abbiamo salutato New Orleans con il cuore già gonfio di malinconia. Per tirarci su, siamo andati a caccia di alligatori (leggi: “ci siamo avventurati timorosi, sperando di non vederne neanche l’ombra”) nelle swamp, gli acquitrini paludosi del golfo della Louisiana. Una vegetazione mai vista, una giungla rigogliosa e allo stesso tempo stagnante, accompagnata da un coro insostenibile d’insetti e da versi d’animali misteriosi: non viene difficile immaginare spettri e zombie tra i rami cascanti, e neppure ammirare i pirati per il coraggio di vagabondare da queste parti!
Risalendo verso nord, costeggiando il Mississippi (che è davvero gigantesco come dicono), abbiamo visitato la piantagione di Oak Alley, vista in moltissimi film (tipo in Intervista col vampiro, era la magione di Louis cui poi viene dato fuoco) e perfettamente aderente all’immaginario dei latifondisti del sud che ci ha tramandato Via col vento.
Una sciura in abiti pseudo-ottocenteschi e con un accento del sud strascicatissimo ci ha fatto fare il giro della casa, che si è rivelata molto più piccola di quel che appare. A dare i brividi sono però le abitazioni degli schiavi ricostruite accuratamente sul retro della villa: quando la tizia raccontava addolorata della devastazione subita dalla casa durante la guerra di secessione, non siamo riusciti a empatizzare un granché.

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THE BIG EASY

Non è facile descrivere New Orleans: come New York, è uno di quei posti di cui ci sembra di conoscere già tutto, eppure, una volta qui, ci accendiamo di meraviglia a ogni angolo. Ogni portico in legno, ogni balcone fiorito, ogni scorcio traboccante di verde ci sembra un frammento magico; la luce densa e calda di luglio pare fondersi con le onnipresenti note di jazz. C’è musica dappertutto, a New Orleans: tutti suonano, e chi non suona balla. Ecco, il punto è questo: “the Big Easy” è uno di quei posti in cui basta mettere piede una volta per ammalarsi per sempre di nostalgia.

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P.s.: per inciso, non avremmo potuto passare un 4 luglio migliore, nonostante per sette ore l’abbiamo trascorso in macchina. Abbiamo letto a voce alta tutto Il buio oltre la siepe (attraversando l’Alabama in cui è ambientato), omaggiando quel grande eroe americano che è Atticus Finch. Poi siamo approdati in una New Orleans festosa e per finire abbiamo guardato i fuochi d’artificio dalla riva del Mississippi. Happy birthday, USA!

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